Come fare ad essere
legare la vita, esistere.
Non aspetterò che di trasformarmi
Io nascerò di nuovo.
(Giacomo 1995)
vogliamo.it - Via Asiago 3- 21013 Gallarate - VA -
CASA DOLCE CASA…
Quando cambiare è un’impresa
Cambiare abitazione…si direbbe un’operazione semplice.
In
fondo
si
tratta
di
scegliere
colori,
mobili,
accessori
e
lasciarsi
trasportare
dall’entusiasmo
di
cento
pacchetti
in
cui
inserire
in
bell’ordine
i
libri
preferiti
e
tutto
ciò
che
ci
appartiene
e
fa
parte
della
nostra
vita
eliminando
le
cose
inutili
accumulate
negli anni per pigrizia o per affezione.
È
molto
bello
immaginare
come
sarà
la
nuova
casa
tutto
a
posto-ogni
cosa
al
proprio
posto
,
per
usare
le
parole
di
mia
madre,
ma
mentre
il
vecchio
appartamento
si
vuota
e il nuovo è ancora sottosopra, inaspettata e sgradevole, l’ansia supera l’entusiasmo.
In
tutto
quel
disordine
di
pacchi
e
vernici
non
ci
sono
più
punti
di
riferimento
mentre
la
nuova
casa
è
ancora
estranea
e
magari
presenta
l’aggravante
di
raccogliere
tutte
le
voci della strada e i rumori più improbabili.
Quante
storie
per
un
po’
di
confusione!,
dirà
qualcuno,
ma
non
a
caso
ho
usato
il
condizionale
nel
definire
semplice
un
trasloco.
Per
la
maggioranza
uno
spostamento
rappresenta
un
piccolo
disagio
che
si
disperde
prontamente
in
mille
rivoli
di
contentezza
e
anche
di
fatica
necessaria,
ma
c’è
una
minoranza,
alla
quale
appartengo,
che
deve
fare
i
conti
con
un
invadente
disorientamento
e
un
sistema
sensoriale
capriccioso
e
improvvisamente
ingovernabile,
soprattutto
a
livello
visivo,
uditivo
e
olfattivo…
una
reale,
concreta
sofferenza
che
può
trasformare
un
evento
tutto
sommato
piacevole
in
comportamenti
incomprensibili
ai
più
ed
estremamente
faticosi per chi ci sta intorno. È quanto ho sperimentato ultimamente.
Seduto
fuori
dalla
porta
in
un
apparente
disinteresse
verso
qualsiasi
cosa
si
svolgesse
all’interno,
ho
spesso
intralciato
i
lavori
in
corso
chiedendo
ripetutamente
di
essere
riportato
a
casa
ovvero
nel
vecchio
appartamento,
mi
sono
mostrato
insofferente
alle
uscite
per
l’acquisto
dei
mobili,
ho
minacciato
il
ritorno
a
Gallarate
chiedendo
tutte
le
sere e in modo insistente di fare la valigia, … insomma sono stato un vero tormento.
In
realtà
“ascoltavo”
il
nuovo
ambiente,
ne
saggiavo
gli
odori,
mi
abituavo
alle
sue
luci
e
al
panorama
che
offre,
cercavo
di
trovare
nuovi
punti
di
riferimento
e
quando
ero
stanco
chiedevo
di
allontanarmi
mentre
l’idea
della
valigia
esorcizzava
la
paura
del
fallimento
e
anche
quella
di
non
riuscire
a
prepararmi
convenientemente
per
l’imminente esame di Filologia Italiana.
Quando
i
sanitari
sono
stati
cambiati,
l’imbiancatura
ha
eliminato
i
vecchi
odori,
i
nuovi
colori
hanno
reso
percorribili
i
rumori
esterni,
...
sulla
nuova
tabula
rasa
ho
cominciato
a
tracciare
la
mappa
che
mi
ha
reso
possibile
vivere
il
cambiamento:
profumo
di
cera
d’api
in
cucina,
luce
intensa
nel
bagno,
un
arcobaleno
nella
mia
camera,
grandi
specchi
che
mi
ritraggono
per
intero,
cento
farfalle
bianche
che
rallegrano
il
corridoio,
una
parete
rosso
ciliegia
in
soggiorno
per
i
miei
libri
e
da
ogni
finestra un brusio di vita che mi raggiunge senza più spaventarmi.
Dimenticavo: io sono autistico.
Giacomo De Nuccio – Agosto 2013
Per gentile concessione di “Cicoria” - pubblicazione quadrimestrale della Associazione “via Montereale” -
Pordenone
giacomodenuccio.it