Come fare ad essere
legare la vita, esistere.
Non aspetterò che di trasformarmi
Io nascerò di nuovo.
(Giacomo 1995)
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QUALITÀ DELLA VITA O VITA DI QUALITÀ?
Qualche
tempo
fa,
visitando
la
mostra
“Misurare
il
desiderio
infinito?
La
qualità
della
vita”
presso
l’ospedale
della
mia
città,
mi
sono
trovato
a
dover
contenere
una
ridda
di
emozioni
e
il
desiderio
prepotente
di
gridare
“Eccomi
qui!
Io
sono
il
“caso”concreto,
una
prova
vivente
delle
verità
che
il
medico
che
ci
fa
da
guida
sta
enunciando
e
l’esempio
chiaro
ed
evidente
che,
se
sulla
teoria
si
può
essere
d’accordo
in
molti,
l’applicazione
di
suddetta
teoria
risulta
difficile
e
controversa
e
comunque
richiede
necessariamente il riconoscimento del “caso”.
Per
fortuna,
anche
se
la
parola
(almeno
quella
scritta)
non
mi
manca,
non
parlo
e
così
ho
evitato
una
probabile
accusa
di
megalomania
ed
ho
avuto
modo
di
riflettere
su
quanto
ho
visto
e
ascoltato.
La
mostra
metteva
in
evidenza
che
a
tutti
indistintamente
può
capitare,
per
un
qualsiasi
“imprevisto”
o
anche
solo
per
il
trascorrere
del
tempo,
di
trasformarsi
da
persona
in
paziente,
caso,
soggetto
e
di
perdere,
insieme
alla
libertà,
non
solo
i
più
elementari
diritti,
ma
anche
e
soprattutto
il
desiderio
di
portare
avanti
una
vita
che
della
vita
è
solo
l’ombra;
tutti
indistintamente
siamo
chiamati
(prima
o
poi
potremmo
essere
il
soggetto
che
soffre)
a
prestare
aiuto;
bastano
pochi
essenziali
accorgimenti
per
dare
sostanziale
qualità
alla
vita
di
ognuno
e
in
particolare
alla
vita
di
chi,
suo
malgrado,
deve
affrontare
l’imprevisto.
Tra
tutte
le
interessanti
cose,
suggerimenti,
raccomandazioni,
una
considerazione
in
particolare
mi
ha
trovato
pienamente
d’accordo:
la
medicina
migliore
è
quella
che
tra
i
suoi
eccipienti
non
comprende
la
solitudine
e
questo
vale
per
tutti.
Solitudine
è
un
telefono
che
non
squilla,
una
lettera
che
non
arriva,
un
abbraccio
mancato,
un
sorriso
negato,
parole
non
dette
che
urlano
nel
vuoto
di
una
stanza
piena
di
assurdi
pensieri,
è la vita che scorre parallela ai nostri sogni e consuma i nostri desideri.
Non
credo
si
possa
misurare
la
qualità
della
vita
di
nessuno
secondo
un
pacchetto
preconfezionato
di
attributi,
l’individualità
ha
sempre
un
prezzo
da
pagare,
ma
sono
convinto
che
la
vita,
quella
di
qualità,
non
possa
mancare
di
condivisione,
anche
per
chi,
come
me,
un
imprevisto
che
ha
nome
autismo
lo
ha
incontrato
prima
di
nascere
e sembra essere solitario per scelta.
La
saggezza
di
un
antico
proverbio
recita“Meglio
soli
che
male
accompagnati”,
personalmente
nella
favola
della
vita
preferisco
recitare
la
parte
dell’uva
piuttosto
che
quella della volpe.
Giacomo De Nuccio – Agosto 2009
Per gentile concessione di “Cicoria” - pubblicazione quadrimestrale della Associazione “via Montereale” -
Pordenone
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